Inutili le proteste di piazza. A Lisbona, all’interno dell’aula parlamentare, i 131 deputati della maggioranza di centro-destra votavano compatti il “sì” al bilancio 2014.
Un disegno di legge all’insegna dell’austerità (per il quarto anno consecutivo) il quale, secondo l’opposizione socialista, non farà altro che impoverire il Paese.
Nonostante le proteste, arrivate fino ai palchi riservati al pubblico, il governo non è intenzionato a fare marcia indietro.
“Il Portogallo non può essere nuovamente governato sulla base di una spesa piena di sprechi o di un indebitamento esterno senza limiti”, ha detto il vice premier Paulo Portas.
“Semplicemente non può. Perché se lo facesso dovrebbe abbandonare l’euro per finire preda dei sogni di autarchia e miseria in piena globalizzazione”, ha concluso.
I tagli previsti alla spesa pubblica non risparmieranno alcun settore e ammonteranno a 3,18 miliardi di euro.
L’obiettivo è quello fissato dai creditori internazionali (deficit al 4% del Pil) e, per raggiungerlo, si procederà ad un taglio degli stipendi nel settore pubblico fino al 12%.
Rivisto anche il sistema di previdenza, con l’età pensionabile che dovrebbe salire a 66 anni, mentre, sul versante imposte, scatteranno aumenti sugli alcolici, sulle sigarette e sul bollo di circolazione per le auto.
Le misure saranno ora riviste punto per punto dal Parlamento. Ma a sbarrare la strada del bilancio potrebbe intervenire, come già avvenuto in passato, la Corte Costituzionale.