Sarà firmato lunedì in Uganda l’accordo di pace tra il governo della Repubblica Democratica del Congo e i ribelli del movimento 23 Marzo. Dopo un anno e mezzo di conflitto, l’esercito, con l’aiuto dei caschi blu dell’Onu, ha portato a termine l’offensiva militare contro i guerriglieri che occupavano il nord est del Paese.
Niente amnistia però agli ottanta leader dell’M23, come ha spiegato da Parigi Raymond Tshibanda N’Tunga Mulongo, ministro degli Esteri congolese: “Nei colloqui che abbiamo avuto a Kampala, era chiaro che non ci sarebbe stata amnistia per i crimini di guerra, per i crimini contro l’umanità, inclusa la violenza sessuale, il
reclutamento di bambini soldato, le violazioni dei diritti umani su larga scala, per non parlare degli atti di genocidio. Nessuno concederà un’amnistia per questo tipo di crimini”.
Più di 1500 i ribelli dell’M23 che si sono rifugiati in Uganda. Tra loro anche il leader del movimento Sultani Makenga che figura sulla lista dei ricercati di Nazioni Unite e Stati Uniti. Kampala però non procederà alla loro estradizione. Dopo la firma degli accordi di pace potrebbe consegnarli all’Alto Commissariato dell’Onu per i rifugiati.