C‘è un convitato di pietra al tavolo dei leader europei riunitisi questo martedì a Parigi. Non ha nome ma è a capo di una nazione di 5,6 milioni di ragazzi tra i 15 e i 24 anni attualmente disoccupati.
Un’emergenza sociale che, in un mercato del lavoro già sotto pressione per la crisi economica, sta assumendo i contorni di uno scontro generazionale.
Si pensi all’Italia, dove il tasso di disoccupazione generale del 12,5% impallidisce di fronte al 40,4% registrato tra gli under-25.
Il problema rischia inoltre di spaccare l’unità del Vecchio Continente se si considera che, dietro alla media del 23,5% dell’Unione a 28, si nasconde il dramma di Grecia e Spagna (rispettivamente 57,3% e 56,5%) e la virtuosità di nazioni come la Germania e l’Austria (entrambe sotto il 9%).
Differenze a cui bisogna rispondere con più integrazione, sostiene il capo della commissione giovani della Confederazione dei sindacati europei Thiebaut Weber: “Chiediamo più Europa”, afferma.
“Vogliamo un’Europa più sociale che si prenda delle responsabilità in termini di questioni sociali ed occupazione. Non solo in termini di bilanci. Questa è l’Europa che vogliamo e che desideriamo per milioni di europei”, conclude.
Al cuore dei dispositivi con cui i leader europei intendono contrastare il fenomeno della disoccupazione c‘è la cosiddetta “Garanzia Giovani”.
Secondo quest’ultima, che dovrà essere declinata Paese per Paese entro fine anno, nessun ragazzo in cerca di lavoro dovrà restare oltre 4 mesi senza almeno una proposta di impiego o formazione. Ma per ora rimane sulla carta.