Il terzo Plenum fa il pieno in Borsa.
Non si è fatta attendere la risposta degli investitori alle riforme economiche annunciate dal comitato centrale del Partito Comunista cinese: i listini della Tigre asiatica hanno raggiunto livelli record.
Rilassamento della politica del figlio unico a parte – che ha fatto impennare le quotazioni delle aziende nel settore maternità -, nei prossimi dieci anni la parola d’ordine sarà ‘più mercato, meno Stato’.
“Quello che stiamo osservando è che il settore privato ha già fatto progressi considerevoli negli ultimi 10 anni anche in assenza di riforme”, spiega questo analista.
“Per cui adesso, con una spinta più centralizzata, porterà l’economia della Cina ad un nuovo livello di efficienza. Ora serve enfasi su riforme meno strutturali, come i contratti o i diritti di proprietà”.
Grandi novità nelle politiche di urbanizzazione: sarà modificato il sistema di registrazione, che oggi disincentiva gli spostamenti escludendo dal welfare chi viene dalla campagna.
Maggiori diritti saranno concessi ai contadini, che ora potranno, ad esempio, cedere la loro terra per investire altrove.
Pechino, impegnata in una transizione verso un’economia basata sui consumi interni, vuole inoltre riformare il sistema finanziario, con meno controlli sui prezzi e sulla creazione di nuove banche.
Le aziende statali accoglieranno capitali privati e, infine, le amministrazioni locali potranno far fronte ai debiti emettendo obbligazioni.