All’indomani dell’attentato contro l’ambasciata iraniana a Beirut, i libanesi danno varie interpretazioni dell’accaduto.
L’attacco è stato rivendicato dalle brigate Abdullah Azzam, un gruppo sunnita collegato ad Al Qaida, che ha minacciato altre azioni se Teheran e gli Hezbollah non fermeranno la loro offensiva in Siria a fianco delle truppe di Assad.
Ma per le strade di Beirut c‘è anche chi attribuisce la responsabilità a Israele e all’Occidente.
“La mia risposta è sintetica e netta – dichiara un abitante della capitale -. Il Libano è preso di mira per la sua resistenza, che dà fastidio sia ai Paesi del Golfo sia agli Stati Uniti e a Israele, il nostro nemico principale”.
“Qualsiasi cosa facciano e chiunque uccidano – afferma un altro cittadino -, noi diremo loro ciò che diceva l’Imam Khomeini: ‘Uccideteci e il nostro popolo sarà ancora più consapevole e cosciente’.”
Il doppio attacco suicida ha provocato 23 morti, fra cui 5 iraniani, e 146 feriti.