Il mito che resiste al tempo

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Gennaio 1961, JFK presta giuramento conn la frase rimasta alla storia.

“Non chiedere cosa il tuo Paese può fare per te, ma chiede cosa tu puoi fare per il tuo Paese”.

È il primo presidente cattolico eletto negli Stati Uniti, il più giovane, concentra le speranze di una generazione che ha voglia di fare un passo in avanti.

Il cattolico bostoniano incarna il sogno di andare sulla luna, è sotto kennedy che viene lanciato il programma Apollo 11 otto anni dopo.

Del suo mandato breve ma intenso, ricordiamo il braccio di ferro con l’Urss durante la crisi dei missili a cuba che porta all’embargo americano contro di Fidel Castro.

John Fitzegerald Kennedy è anche il presidente della guerra fredda. Il suo viaggio a Berlino, divisa tra est e ovest, s’iscrive nella memoria mondiale.
Resta scolpita la frase:
“Sono un berlinese”.

L’America di Kennedy è anche il Paese della segregazione razziale e della lotta per i diritti civili dei neri, è l’America della marcia su Washington guidata da Martin Luther King

Ma anche il mito Kennedy sarebbe stato scalfitto dal tempo se non ci fosse stato quel tragico 22 novembre a Dallas.

Le circostanze dell’omicidio del presidente restano sconcertanti: il presidente e la first Lady, a bordo della Lincoln decapottabile, l’imponente spiegamento di servizi segreti e polizia. Una giornata di sole, una la folla festante.

E poi lui, Oswald, nascosto in un deposito di libri scolastici. Che con un colpo di fucile cambia la storia degli Usa e del mondo.

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