Bolle qualcosa nella pentola dei negoziati sul nucleare iraniano. I capi diplomazia dei paesi coinvolti nella trattativa sono tutti a Ginevra. Oltre allo statunitense John Kerry, nella città svizzera arrivano il ministro degli esteri britannico William Hague, il suo omologo francese francese Laurent Fabius, quello tedesco Guido Westerwelle e il cinese Wang Yi. Tutti sono stati preceduti sul lago Lemano dal responsabile degli esteri russo Serguei Lavrov, che ha già incontrato il collega di Teheran Mohammad Javad Zarif e l’Alta rappresentante europea per la politica estera e di difesa Catherine Ashton.
Secondo indiscrezioni l’accordo sarebbe sicuro al 90%. Anche sull’insistenza iraniana al diritto all’arricchimento dell’uranio sarebbe stato raggiunto un compromesso. Sul tavolo resterebbero dunque poche divergenze, tra l’altro sulla centrale ad acqua pesante di Arak, che, a causa del suo funzionamento, è una fonte di plutonio, materiale radioattivo con potenziali ricadute militari.
Per la firma di un protocollo devono essere presenti i rappresentanti dei membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell’Onu più la Germania, il famoso gruppo dei cinque più uno.
Un’eventuale intesa avrebbe un significato politico enorme sullo scacchiere mediorientale, con il possibile rovesciamento dell’assetto delle relazioni con l’Iran di tutto il blocco occidentale e la fine delle sanzioni contro Teheran.