Si chiude fra chiaroscuri questo vertice europeo sul partenariato orientale. È vero che non si è firmato un accordo fra Bruxelles e Kiev per il rifiuto del presidente Yanukovitch, ma è anche vero che le affermazioni del presidente della Commissione, Barroso, nei confronti di Mosca e del ruolo giocato dalla Russia sono state molto dure.
“Sappiamo quanto gli ucraini si sentano europei. Quanto amino l’Europa e vogliamo ovviamente mantenere vivo il dialogo con i nostri partner a Kiev. Rispettiamo la sovranità nazionale e le scelte di un paese”, ha detto Barroso nella conferenza stampa conclusiva. “Manterremo la nostra partnership strategica con la Russia, ma non possiamo tollerare l’interferenza o il veto di un terzo Paese nel momento in cui discutiamo un patto bilaterale”.
Un messaggio chiaro a Mosca dopo le dichiarazioni russe di giovedì secondo cui il partenariato fra Kiev e Bruxelles sarebbe stato contrario agli interessi strategici del Cremlino.
Anche la padrona di casa, la presidente lituana Dalia Grybauskaite non le ha mandate a dire arrivando a criticare indirettamente il presidente ucraino Yanukovitch: “Le pressioni esterne non possono costituire un alibi. La Lituania, con la sua storia, lo ha dimostrato. Se c‘è la volontà politica si può resistere alle pressioni”.
La Lituania da ex stato satellite di Mosca ha infatti a suo tempo reagito alle pressioni di Mosca per entrare nell’Unione Europea.
“È improbabile che queste critiche possano far cambiare idea a qualcuno al Cremlino”, dice il nostro inviato. “Nel 2005 Putin descrisse il crollo dell’Unione Sovietica come una catastrofe geopolitica. Adesso il presidente russo cerca di riconquistare influenza sulle ex repubbliche socialiste e rinverdire i fasti russi”.