Una luce che si spegne, un eroe dei nostri tempi, un martire della libertà. Mentre i leader di tutto il pianeta ne ricordano la statura da gigante, in Sudafrica il dolore si veste di balli e canti, in omaggio alla libertà che Nelson Mandela gli ha regalato. Ad annunciare al mondo la sua morte, nella tarda serata centro-europea di ieri, il presidente Jacob Zuma.
“Concittadini sudafricani – il suo sobrio messaggio alle telecamere -, il nostro amato Nelson Rohlila Mandela, il presidente fondatore della nostra nazione democratica, è morto. Se n‘è andato in pace, in compagnia dei suoi familiari, intorno alle 20:50 del 5 dicembre”.
Bandiere a mezz’asta e funerali di Stato, gli annunciati tributi a quello che lo stesso Zuma ha chiamato “il più grande figlio del Paese” e “il padre dei sudafricani”.
“Sono addolorata, ma allo stesso tempo credo abbia vissuto la sua vita nel migliore del modi – dice una sudafricana in lacrime -. E’ quindi giusto che se ne vada. Ha fatto tutto il possibile. E ormai era molto anziano”.
‘‘È una tragedia, è tristissimo – le fa eco un giovane -. Credo però che ora dovremmo soprattutto celebrare i suoi traguardi e le conquiste che ci ha regalato. Io stesso non sarei libero, se non fosse stato per lui”.
A prevalere sul dolore, sembra quindi al momento la gratitudine: l’omaggio del Sudafrica liberato dall’Apartheid, al leader che del perdono aveva fatto un’invincibile arma contro paura e segregazione.