Il premier libico a euronews: "sicurezza e petrolio priorità del governo"

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Oltre due anni dopo la caduta del regime di Gheddafi, i libici hanno ancora lo stesso sogno, uno Stato di diritto. Si trovano circondati dal caos, in un ambiente esplosivo sotto il controllo delle milizie tribali ed estremiste.

La Libia è fonte di preoccupazione in tutta la regione. Per discutere di temi centrali come il disarmo, la sicurezza, l’economia e il futuro del nuovo stato libico, diamo il benvenuto al capo del governo ad interim, Ali Zeidan. Grazie per aver accettato il nostro invito.

Daleen Hassan, euronews: Il mondo si chiede cosa sta succedendo in Libia?

Ali Zeidan, Primo ministro libico: Quello che sta accadendo in Libia è la conseguenza naturale di un evento molto importante, la caduta del regime di Gheddafi, che ha scosso tutta la Libia su diversi livelli. Questo ha causato una situazione di insicurezza, che ha provocato ripercussioni negative. Questa situazione è normale nella fase di transizione, anche se danneggia il popolo libico. Avrei davvero voluto evitare la crisi che abbiamo attraversato per arrivare a questo punto, ma, realisticamente, in virtù delle circostanze, non è stato possibile. Vedo che ci sono ancora grandi speranze per cambiare la situazione e penso che ora sia garantito un certo livello di controllo.

Euronews: Come governo ad interim, le è stato affidato il compito di guidare la transizione dal precedente sistema ad uno stato di sicurezza istituzionale, pensa che la sua missione sia riuscita?

Ali Zeidan: A mio parere, almeno negli ultimi tre mesi, abbiamo visto progressi importanti. Siamo riusciti a formare l’esercito e la polizia. Ultimamente abbiamo addestrato alcune unità di polizia che sono già operative e hanno il compito di mantenere la sicurezza nelle strade. Le brigate armate si stanno ritirando da Tripoli. In secondo luogo, stiamo lavorando per assumere tutti coloro che desiderano arruolarsi nell’esercito o nella polizia. È in corso una formazione intensiva e questo aiuterà a migliorare la situazione della sicurezza, così il governo sarà in grado di operare in maniera più produttiva, grazie anche al sostegno della popolazione. Se non ci fosse stata cooperazione tra il governo e il Congresso Nazionale, non avremmo potuto andare avanti in questo lavoro. Posso confermare che lavoriamo in pieno accordo, così possiamo passare ad un’altra fase, quella di garantire stabilità al Paese. Il nostro governo sta lavorando all’interno dello schema legislativo dettato dal Congresso Nazionale. Ci sono stati momenti difficili durante l’ultimo anno e non sono finiti. Ma c‘è una compatibilità tra i partiti libici e stiamo lavorando per arrivare a un’unità di vedute e di idee. Abbiamo fatto grandi passi avanti e a breve potremo eleggere un’assemblea costituente”.

Euronews: Quando sarà possibile, secondo lei, eleggere il prossimo presidente della Libia?

Ali Zeidan: In questo momento non sappiamo se la Costituzione prevederà un sistema presidenziale o un’organizzazione diversa. Questa questione sarà decisa dall’assemblea incaricata di scivere la Costituzione. Secondo le mie stime, avverrà sei mesi dopo l’adozione della costituzione.

Euronews: La regione orientale della Libia, la Cirenaica, ha chiesto l’istituzione di uno Stato federale. Qual è la vostra posizione in merito? Immagina un governo federale in Libia nel lungo periodo?

Ali Zeidan: Un gruppo ristretto di persone nella regione orientale ha avanzato questa richiesta che però viene rifiutata da più parti nella stessa Cirenaica. Vogliamo evidenziare l’unità in Libia, il federalismo è fuori questione. È vero che alcune persone contestano il centralismo della capitale a scapito di altri parti del Paese. Alcune persone pensano che servizi e sviluppo esistano solo a Tripoli e nella sua regione. Ma questo non è vero perché i servizi erano assenti in tutta la Libia. Stiamo cercando di stabilire un’amministrazione locale in ogni regione del Paese.

Euronews: Parliamo di economia. La Libia è nota per essere ricca di petrolio, ma di recente avete affrontato perdite significative – circa 7 miliardi di dollari – in quel mercato. Come intende affrontare questo problema? L’economia libica è in pericolo?

Ali Zeidan: L’economia libica non è in pericolo. Il bilancio generale dello Stato è stabilito annualmente in base alle risorse dell’anno precedente. È vero che il tasso di produzione di petrolio è diminuito significativamente, ma abbiamo ancora scorte sottoterra. L’entità della perdita in termini di diminuzione della produzione di petrolio è enorme. È importante sottolineare che siamo in trattative con le diverse anime del Paese per riaprire le condotte verso i porti e ricominciare a esportare il petrolio. E questo avverrà nei prossimi giorni. Se ci riusciremo, sarà l’ideale, ma se non ci riusciremo, il governo sarà costretto ad agire in modo da aprire i pozzi petroliferi. Speriamo che ciò avverrà pacificamente e speriamo che non saremo costretti a prendere provvedimenti più gravi.

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