Si aggravano le condizioni dei rifugiati siriani dentro e fuori i confini del paese, da quando l’intera regione è spazzata da una tempesta di neve che ha fatto precipitare la temperatura.
L’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati ha distribuito materiale per rinforzare le tende, coperte e stufe per 120mila persone sistemate nei campi della Valle della Bekaa, in Libano. Aiuti che restano insufficenti, come fa notare Jined al Hussein:
“La pioggia e il freddo ci hanno tolto ogni cosa. Non abbiamo quasi niente per sfamarci e io sono qui soltanto da una settimana”.
Abdel Karim Ali Ibrahim viene da Aleppo con i suoi figli: “le tende non sopportano il peso della neve e lasciano entrare l’acqua – dice – stavamo quasi meglio sotto i bombardamenti”.
Ma se per i rifugiati in Libano, Turchia e Giordania la situazione appare drammatica, non va meglio a chi è ancora in Siria e deve affrontare, oltre alle violenze, le stesse temperature polari. L’opposizione siriana denuncia la morte di due bambini ad Aleppo e a Homs a causa del freddo e invoca l’aiuto delle organizzazioni internazionali.