Uno schiaffo alla legge e un sollievo per il marito Erick: con una sentenza destinata a far discutere, una corte del Texas ha dato ragione a genitori e familiari di Marlise Munoz, una donna dichiarata cerebralmente morta da fine novembre, ma a cui l’ospedale si rifiutava di staccare la spina, perché incinta.
A dar voce agli argomenti del marito, in causa con la struttura sanitaria da metà gennaio, sono i suoi legali, che parlano di strazio per i familiari e necessità di procedere all’elaborazione del lutto.
Finora l’amministrazione del John Peter Smith Hospital di Fort Worth si è rifiutata di assecondare i familiari, sostenendo di doversi attenere a una legge del Texas, che vieta di sospendere le cure a una paziente incinta.
Una posizione sposata dai pro-life.
“Non c’era nessuno a rappresentare il bambino, ed è per questo che siamo qui. – dice l’attivista e pastore Stephen Broden, con un passato tra i Repubblicani -. Ci sono numerose famiglie ora, pronte ad accogliere il piccolo, indipendentemente dalle sue condizioni”.
Determinante nel pronunciamento della corte – che ha dato tempo fino a lunedì per staccare le macchine -, è infatti stata la conferma da parte dell’ospedale che l’embolo polmonare all’origine del coma della donna aveva compromesso anche le funzioni vitali del feto.
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(2) Uno schiaffo alla legge e un sollievo per il marito Erick: con una sentenza destinata a far discutere, una corte del Texas ha dato ragione a genitori e familiari di Marlise Munoz, una donna dichiarata cerebralmente morta da fine novembre, ma a cui l’ospedale si rifiutava di staccare la spina, perché incinta. (18/18)
(20 sot) A dar voce agli argomenti del marito, in causa con la struttura sanitaria da metà gennaio, sono i suoi legali, che parlano di strazio per i familiari e necessità di procedere all’elaborazione del lutto. (11/11)
(31) Finora l’amministrazione del John Peter Smith Hospital di Fort Worth si è rifiutata di assecondare i familiari, sostenendo di doversi attenere a una legge del Texas, che vieta di sospendere le cure a una paziente incinta. Una posizione sposata dai pro-life:
(45 sot) “Non c’era nessuno a rappresentare il bambino: Ed è per questo che siamo qui. – dice l’attivista e pastore Stephen Broden, con un passato tra i Repubblicani -. Ci sono numerose famiglie ora, pronte ad accogliere il piccolo, indipendentemente dalle sue condizioni”. (14/14)
(59) Determinante nel pronunciamento della corte – che ha dato tempo fino a lunedì per staccare le macchine -, è infatti stata la conferma da parte dell’ospedale che l’embolo polmonare all’origine del coma della donna aveva compromesso anche le funzioni vitali del feto. (15/15)