Grecia, disoccupazione al 28%. È allarme povertà

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Gli esperti la chiamano “jobless recovery”, cioè una ripresa economica senza corrispondente aumento dell’occupazione. Uno scenario che in Grecia ormai è una realtà.

Se anche è vero, parola di Atene, che l’economia crescerà dello 0,6% quest’anno (tanti indicatori sembrano confermarlo) il mercato del lavoro è ancora fermo ai licenziamenti.

O, nei casi migliori, alla flessibilità. “Non vediamo segnali positivi, qualcosa che indichi l’esistenza di posti di lavoro”, dice una ragazza all’ufficio di collocamento.

“Siamo tutti alla ricerca di soluzioni come i programmi da 5 mesi, ma anche con questi, dopo 5 mesi, siamo di nuovo in mezzo alla strada. È come una pausa, un periodo di lavoro da 5, 6 mesi, dipende dal programma”, aggiunge.

Dopodiché si torna a popolare le statistiche. Certificato a novembre l’ennesimo record negativo della disoccupazione: il 28%, quasi una persona su tre.

Va anche peggio tra gli under-25: in soli 12 mesi il tasso è salito di due punti percentuali sfondando la soglia del 61%.

In totale, i disoccupati sono 1 milione e 380mila, di cui 630mila vivono sotto la soglia di povertà. Una situazione dovuta non solo ad anni di recessione, ma anche ai tagli allo Stato sociale imposti dal programma di aiuti internazionali.

Ma Atene non può mollare la presa, se vuole sperare di riappropriarsi della propria sovranità economica sul modello dell’Irlanda.

“Il governo greco prepara il ritorno sui mercati internazionali del debito dopo quattro anni”, spiega, dalla sede di Euronews ad Atene, Symela Touchtidou.

“Il successo delle aste proietterà la Grecia tra i Paesi che si sono lasciati definitivamente alle spalle il programma di aiuti. Ciononostante, la Grecia è l’unico Paese nel programma dove la disoccupazione continua ad aumentare, raggiungendo livelli mai visti nelle serie storiche europee. Non si avvertono segnali che tale tendenza possa invertirsi nel prossimo futuro”.

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