La mattina dell’8 marzo la compagnia Malaysia Airlines informa che un suo aereo partito la sera prima da Kuala Lumpur non è mai giunto a Pechino. L’ultimo contatto radio sarebbe avvenuto con il controllo di volo del Vietnam.
Le prime verifiche coinvolgono i piloti, dei quali sono state perquisite le case. L’aereo è scomparso per un atto intenzionale da loro compiuto?
Le ricerche si intensificano, giorno per giorno, e anche le ipotesi si moltiplicano: Si tratta di terrorismo? Esistono legami con i passeggeri imbarcati con passaporti falsi? E che fine ha fatto l’aereo? caduto in mare, o atterrato in qualche luogo misterioso?
Si allarga l’area delle ricerche, satelliti, ricognitori e navi continuano il loro lavoro.
Solo qualche giorno dopo, il 13 marzo, la Malesia afferma che la rotta dell’aereo sarebbe stata modificata manualmente, e che l’aereo sarebbe rimasto in volo anche dopo la perdita del contatto radio.
A una settimana dalla scomparsa, le ricerche sono condotte da forze di 26 paesi, e si estendono sopra una superficie di cinque milioni di chilometri quadrati di oceano.
Il 20 marzo si segnalano i primi oggetti forse provenienti dall’aereo malese, avvistati da aerei cinesi e asutraliani.
Infine, il 24 marzo, la rivelazione del primo ministro Najib Razak, che in una conferenza stampa toglie ogni speranza: “L’aereo è perduto”.