Sono oltre 3600 i cittadini di Crimea ad aver abbandonato la penisola. Secondo il Ministero ucraino delle Politiche Sociali un migliaio si sono trasferiti a Leopoli, un altro migliaio si sarebbero stabiliti nell’Ucraina occidentale e un centinaio a Kiev.
Ilvina, di origine tatara, si è spostata da Bakhchisaray con il marito, un bimbo di 4 anni e una bambina di 2. Ora vivono in un centro d’accoglienza dello Stato.
“Siamo venuti qui perché avevamo paura di restare in Crimea. C’erano truppe russe. Abbiamo preso il necessario: abiti pesanti per i bambini, documenti e abbiamo comprato i biglietti. Pensavo che non saremmo riusciti a lasciare Sinferopoli perché c’erano i russi, pensavo che avrebbero fermato il treno. Ho sentito che ci sono stati problemi. Ad alcune persone hanno strappato i documenti e hanno controllato il bagaglio”.
Olga ha lasciato la Crimea con la sua famiglia prima del referendum nel timore di scontri. Si è sentita sotto pressione per la sua posizione filo-ucraina e per aver rifiutato la cittadinanza russa.
“Abbiamo relazioni tese con i nostri parenti ora. Mio padre ad esempio. Lui sostiene a fondo la Russia e per qualche ragione si fida. Questo è diventato motivo di conflitto tra noi per la prima volta in vita mia. Prima riuscivamo sempre a trovare un compromesso. Non aveva mai alzato la voce contro di me. Ora la situzione è degenerata. I nostri zii e zie ci hanno voltato le spalle. E’ veramente pesante”.
L’amministrazione statale di Kiev ha aperto un centro per registrare gli sfollati della Crimea, in modo che ricevano i documenti necessari, una sistemazione e sostegno sanitario. 300 persone si sono già registrate in questa struttura.