I 20 anni del genodicio in Ruanda sono come aceto sulle ferite delle relazioni tra il Paese africano e la Francia.
Accusata dal Presidente Paul Kagame d’aver avuto una responsabilità diretta nel massacro di oltre 800.000 persone nei 100 giorni neri del 1994, Parigi ha cancellato la visita a Kigali del Ministro della Giustizia Christiane Taubira. Solo l’ambasciatore francese presenzierà oggi alle commemorazioni.
L’immagine della Francia è più che mai opaca, il francese è stato oggi bandito come lingua ufficiale in Ruanda. Ma a Kigali alcuni artisti, come l’attrice Carole Karemera, cercano di evitare che si getti il bambino con l’acqua sporca.
“Il francese è stato stigmatizzato come lingua del potere che ha facilitato il genocidio o comunque lasciato che si consumasse. Credo che ora il lavoro di un artista sia anche dire che no, non è solo la lingua della Françafrique, del Paese al potere, non è solo questo. Rappresenta anche milioni di altre persone”.
Di fronte alle accuse di Paul Kagame, ex-leader della ribellione Tutsi divenuto Capo dello Stato , l’intera classe politica francese ha fatto quadrato attorno alla reazione indignata del Presidente François Hollande. Con alcune rare eccezioni. E i Verdi chiedono che i documenti sull’azione della Francia in Ruanda tra 1990 e 1994 vengano desecretati.