L’ultima emissione di debito greco con scadenza a cinque anni risale a febbraio del 2010. Quattro mesi dopo l’esplosione della crisi e l’uscita dai mercati internazionali, seguite da ben due pacchetti di salvataggio della troika.
Eppure, a fronte di un debito pubblico che rappresenta il 175% percento del Pil e che viene ancora giudicato “spazzatura” dalle tre principali agenzie di rating, i titoli di Atene sono tornati a stimolare l’appetito degli investitori.
La dolorosa ristrutturazione di due anni fa ha reso il debito sostenibile e i segnali di rimbalzo dell’economia, che hanno riportato i rendimenti sotto il livello di guardia, hanno convinto il governo ad anticipare il ritorno sui mercati internazionali del debito a lungo termine.
“È una vera e propria conquista, non possiamo smettere di sottolinearlo”, commenta William De Vijlder di Bnp Paribas.
“Non bisogna dimenticare l’inversione a ‘u’ cui il Paese sta assistendo: quest’anno vedremo una crescita positiva dopo aver osservato quasi sei anni di contrazione e frenata”, aggiunge.
Mercoledì il rendimento del decennale greco sul mercato secondario è sceso sotto il 6%, ai minimi da quattro anni. Nell’asta dei titoli quinquennali Atene punta ora a raccogliere due miliardi e mezzo di euro con un premio di rischio sotto il 5,3%.
L’ammontare, in realtà, poco importa: con il via libera dell’Eurogruppo all’ultima tranche di aiuti la Grecia è coperta almeno per i prossimi 12 mesi. Si tratta di mandare un messaggio, riappropriandosi della propria sovranità economica.