L’Algeria giovedì al voto, senza troppo credere nel cambiamento.
Alla presidenza da 15 anni e in corsa per un quarto mandato, Bouteflika appare largamente favorito sui suoi avversari.
Le voci raccolte per le vie di Algeri sembrano parlare di una società al bivio fra continuità e rassegnazione.
“Voterò Bouteflika perché è il presidente di cui ci fidiamo – dice un residente -. E’ il ‘nostro’ presidente. Di tutti gli altri non abbiamo bisogno. Questo è il nostro paese, l’Algeria è la nostra madre patria. Lunga vita all’Algeria”.
“Nessuno andrà a votare – dice un altro -. I risultati sono già noti in anticipo. Tutto questo non è che una farsa elettorale. Siamo onesti: non possiamo chiamarle elezioni”.
“Non andrò a votare – gli fa eco un altro residente -. Queste elezioni non mi convincono. Come non mi convincono i programmi e non mi convince nessuno dei candidati”.
Principale contendente è Ali Benflis: premier di Bouteflika, durante il suo primo mandato che, dopo una sonora sconfitta alle presidenziali del 2004, si propone ora come alfiere del cambiamento.
Marginali le chances degli altri quattro candidati, fra cui spicca la sola presenza femminile di Louisa Hanoune, capofila del partito laburista e portabandiera dell’uguaglianza uomo-donna, che tenta per la terza volta l’avventura presidenziale.
Oltre 250.000 gli agenti reclutati per garantire la sicurezza dei ventitre milioni di elettori chiamati alle urne. (7/7)