Libano, voto in Parlamento per il presidente. Non c'è accordo

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Per il Parlamento libanese è tempo di elezioni presidenziali e, come avvenne più di sei anni fa, si rischia di andare incontro a un lungo braccio di ferro.

Le complicate spartizioni della rappresentanza religiosa assegnano il ruolo di presidente a un cristiano maronita.

Ma il quorum dei due terzi dei 128 voti appare lontano per  il candidato ufficiale Samir Geagea, fiero oppositore del presidente siriano Bashar al Assad, ma anche rinchiuso per 11 anni in prigione dopo la guerra civile, durante la quale fu al fianco di Israele, quando invase il Libano nel 1982. E, per questo, poco amato da buona parte dlela popolazione.

A votarlo dovrebbero essere il blocco degli oppositori del regime siriano, la coalizione “14 marzo”, guidata dall’ex premier Saad al-Hariri. Tra i 45 e i 50 voti, non di più.

Molti voteranno scheda bianca, ma vorrebbero convergere sul nome di Michel Aoun, ex capo dell’esercito. Gradito, ma al momento non ufficialmente candidato. Lo vorrebbe il blocco “8 marzo”, guidato dal movimento sciita Hezbollah, che combatte in Siria al fianco di Assad.

Aoun, a Hezbollah ally trying to portray himself as a consensus figure in contrast with Geagea, has yet to declare himself formally in the running.

Il mandato dell’attuale presidente, Michel Suleiman, termina a fine maggio, ma subentrò al predecessore Emile Lahoud con sei mesi di ritardo sulla scadenza di quest’ultimo. Non è detto che la storia non si ripeta.

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