Il Consiglio affari esteri dell’Unione europea è riunito a Bruxelles per prendere posizione sugli sviluppi della crisi ucraina. Si lavora per favorire gli sforzi dell’Osce per il dialogo nazionale e per sostenere le elezioni del 25 maggio, mentre sui referendum separatisti tenuti nelle zone filorusse, il giudizio è netto.
“Questi voti, questi tentativi di referendum – afferma il ministro degli esteri britannico William Hague – non hanno alcuna credibilità agli occhi del mondo. Sono illegali in base a qualsiasi standard, non rispettano alcuno standard di obiettività, trasparenza, correttezza, né le modalità con cui si tengono referendum o elezioni. Chi li ha organizzati non ha nemmeno fatto finta di rispettare tali standard”.
Prima di ogni altra considerazione è necessario che cessino le violenze, come spiega la responsabile della politica estera europea Catherine Ashton: “Stiamo ancora cercando segni di una vera de-escalation. Ciò significa vedere dove potrebbero esserci movimenti di truppe, e vedere segnali che devono essere inviati per calmare la situazione.”
Ma la riunione di Bruxelles prepara anche la fase tre delle sanzioni contro Mosca. La seconda fase, attualmente in atto, colpisce personaggi del mondo politico e industriale vicini al Cremlino, ma la lista delle aziende russe potrebbe allungarsi.