Qualche granata, caricatori e divise malconce: è a dir poco modesto il bilancio della giornata del disarmo volontario decretata dal primo ministro della Repubblica centrafricana nella capitale Bangui.
L’invito era rivolto ai civili, non alle milizie rivali, e questo basta al premier Andre Nzapayeke per vedere il bicchiere mezzo pieno: “Dobbiamo incoraggiare tutti coloro che sono venuti a consegnare granate e munizioni, tutti coloro che credono davvero nel processo di pace – ha detto – Dobbiamo incoraggiarli e motivare il resto della popolazione a continuare su questo cammino”.
L’iniziativa è ostacolata dal timore della popolazione, in particolare musulmana, di trovarsi indifesa di fronte agli attacchi delle milizie cristiane anti-Balaka.
“La gente non sta consegnando le stesse armi che si sentono crepitare nella capitale – afferma un residente – ci sono solo granate e fucili vetusti… c‘è da chiedersi se questi sforzi permetteranno un vero disarmo”.
Dieci mesi di violenze in Centrafrica hanno fatto migliaia di vittime tra i civili e provocato centinaia di migliaia di rifugiati.