Un'operazione cosi complessa come la rimozione della Costa Concordia dall'Isola del Giglio deve essere affrontata con estrema cautela e accortezza per evitare qualsiasi tipologia di rischio che possa procurare pericoli in una delle aree più interessanti del nostro Paese.Tali preoccupazioni,motivate dalla lettura della documentazione sull'emergenza attivata per il naufragio della nave (che vogliamo ricordare costò la vita a 32 persone),ci hanno spinto a presentare un esposto alla Procura della Repubblica di Grosseto e un'interrogazione con il carattere d'urgenza al Presidente del Consiglio dei Ministri Matteo Renzi.
Dai rischi d'inquinamento che il relitto della nave potrebbe causare, alla possibilità che affondi durante le operazioni di trasporto dal Giglio qualunque sia il porto che verrà scelto dal prossimo Consiglio dei Ministri,non può non rilevarsi la delicatezza dell'operazione in termini di sicurezza e di protezione dell'ambiente: saranno coinvolte le aree protette e naturali sottoposte a tutela e fortemente conosciute come un attrattore turistico internazionale; dalle principali isole dell'arcipelago toscano fino alla presenza del Santuario dei cetacei,un'area protetta e divisa tra Italia,Principato di Monaco e Francia,con una superficie vasta più di 90 mila chilometri quadrati. Un quadrilatero abitato da molte specie di mammiferi marini,nel quale «operazioni di trasporto non monitorate e non ponderate nel rispetto del principio di precauzione mettono in concreto pericolo queste aree di importante pregio ambientale».
Pertanto, oltre ai danni già prodotti dal naufragio,se per la rimozione non verranno prese le dovute precauzioni temiamo ulteriori danni potenziali «legati allo spostamento», dal momento che non si comprende come un relitto della portata della Concordia non in condizioni di poter galleggiare e navigare, possa essere trasportato senza creare alcun danno.
Ancora nessuno rende "pubbliche" le modalità apprestate per evitare questi indiscussi rischi.