Il giorno dopo l’ammissione di colpevolezza davanti alle autorità statunitensi per violazione delle sanzioni internazionali, BNP Paribas fa i conti con i suoi peccati.
Nonostante la multa da 9 miliardi di dollari e il divieto di effettuare transazioni in dollari in alcuni settori di attività, il suo titolo in Borsa è stato il migliore dei bancari.
Gli investitori hanno apprezzato le parole del numero uno Jean-Laurent Bonnafé.
Non tanto il rammarico espresso “per gli errori passati” e l’ammissione che “l’indagine ha portato alla luce delle mancanze contrarie ai principi etici”.
Bensì, la rassicurazioni sulla tenuta dei conti, la conferma dei dividendi e il mantenimento dei requisiti di capitale.
Altre banche europee, nel frattempo, cominciano a sentire sul collo il fiato delle autorità americane.
Ad essere indagate per presunte violazioni degli embarghi contro Sudan, Iran e Cuba ci sarebbero anche le francesi Crédit agricole e Société générale, e la tedesca Deutsche Bank.
Al Dipartimento di Giustizia statunitense il lavoro non manca, da quando gli investigatori hanno cambiato approccio, lasciando perdere i singoli criminali e perseguendo invece gli istituti di credito che li aiutano.