Se il dibattito tra rigore e crescita è forte in Europa a maggior ragione infuria in Egitto, Paese che di rivoluzione in rivoluzione si trova a dover colmare debito e deficit stratosferici.
Il governo sta raschiando il fondo del barile per trovare risorse, l’ultima decisione è il taglio dei sussidi spesi fin qui per calmierare i prezzi dell’energia.
“Non possiamo sopportare ancora a lungo, dobbiamo andare a mendicare? Il governo dovrebbe aiutarci e fornire aiuti per comperare il cibo”.
Il governo spera di ricavare dal provvedimento un risparmio importante, pari a cinque miliardi di euro. Il problema è che la misura ha causato rincari immediati, perché in Egitto tutto è trasportato su gomma.
“La ragione per i prezzi alti per esempio della frutta è il prezzo dei carburanti, perché prima per trasportare i prodotti fino a qui spendevamo 80 sterline, adesso circa 170, e questo si riverbera sui prezzi dei prodotti”.
I provvedimenti di rigore finanziario, se riducono la capacità di spesa del consumatore, comportano solitamente il rischio di un rallentamento economico: e quindi meno tasse pagate, più disoccupazione e buchi ulteriori da tappare per lo Stato. Per questo bisogna vedere qual‘è la soglia al di là della quale gli egiziani cominceranno a tagliare le loro spese.
Il corrispondente di Euronews:
“La decisione del governo di tagliare i sussidi sui prodotti petroliferi serve a reperire parte del denaro necessario a coprire il deficit nel bilancio, ma resta la questione legata alla capacità di sopportazione dei cittadini egiziani, prima che si possano vedere gli effetti benefici della manovra”.