Tredici persone sono morte nel nordest della Repubblica democratica del Congo, dove il virus Ebola fu scoperto nel 1976, e almeno altre ottanta sono sotto osservazione dall’11 agosto.
Lo ha reso noto il ministro della sanità congolese Felix Kabange Numbi, che ha imputato la causa a una febbre emorragica “di origine non determinata”.
Finora, la malattia infettiva Ebola, secondo l’agenzia della salute delle Nazioni Unite, ha ucciso 1.350 persone tra 2.473 casi in quattro paesi: Guinea, Liberia, Nigeria e Sierra Leone. Se anche la Repubblica democratica del Congo dovesse confermare la natura virale di un diverso tipo di Ebola il bilancio potrebbe dunque aggravarsi.
La provincia attualmente monitorata nel paese è quella dell’Ecuador, le località di Boende Moke, Lokolia, Watsikengo e Lokula.
La sorveglianza durerà per 21 giorni, mentre entro una settimana si avranno i risultati degli esami effettuati sul virus per stabilirne l’origine.
Fa tirare un sospiro di sollievo, intanto, la notizia della guarigione di Kent Brantly e dalla volontaria Nancy Writebol, sottoposti a cure sperimentali negli Stati Uniti.
Le diverse terapie ora in fase di studio rappresentano una concreta speranza anche per Stati, come la Liberia, sull’orlo di una guerra civile per la quarantena imposta.