Ucraina: una telefonata fra Putin e Poroshenko mette fine ai combattimenti

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In Ucraina dalle 18 di venerdì, ora locale, è scattato il cessate il fuoco, dopo cinque mesi di combattimenti nell’Est tra esercito e separatisti.

A Minsk, in una riunione del gruppo di contatto sotto l’egida dell’OSCE, è stato firmato un protocollo preliminare, con una dozzina di punti, tra cui il ritiro di truppe e mezzi pesanti e lo scambio dei prigionieri.

“Questo cessate il fuoco si basa su un accordo che è stato raggiunto nel corso di una mia telefonata con il presidente russo Putin. Ora è responsabilità di entrambi fare in modo che duri a lungo”, ha dichiarato Poroshenko.

Il presidente ucraino ha detto di essere pronto “a fare passi straordinari per la decentralizzazione del potere in alcune zone di Donetsk e Lugansk, offrendo libertà economica e d’uso di qualsiasi lingua sostenuta da tradizioni culturali”.

Con questa tregua Putin evita l’applicazione di nuove sanzioni alla Russia, sulle quali l’Unione Europea ha trovato un accordo nella serata di ieri. Entreranno in vigore se il cessate il fuoco verrà violato.

“Penso non ci si possa fidare di Putin. I suoi obiettivi strategici rimangono gli stessi di prima e sono inconciliabili con i nostri. Il conflitto continuerà”: è questa l’analisi di Jan Techau, del think tank Carnegie Europe.

Il nostro inviato James Franey, in Galles per il vertice Nato, sottolinea come i leader abbiano riservato una cauta accoglienza a questo accordo e conclude: “Sono molte le questioni ancora aperte. Il presidente ucraino Poroshenko insiste sul fatto che l’integrità territoriale dell’Ucraina non sia in discussione. Da parte loro i ribelli ribadiscono la volontà di staccarsi dall’Ucraina. Far applicare questo accordo sarà, dunque, il più grosso ostacolo da superare”.

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