La Chiesa si stringe attorno al dramma dei Cristiani iracheni. A Lione una serata di beneficenza per gli oltre centomila cristiani che, lasciato Mosul e i villaggi dopo l’arrivo dei miliziani dell’Isil, si sono rifugiati a Erbil, nella regione curda in Iraq. Dalla città di Lione un’ambulanza per le emergenze e per garantire alle donne di partorire in sicurezza.
“Affinchè nel Paese torni la pace e ciascuno possa tornare nelle proprie case, c‘è bisogno di respingere i miliziani con la forza” afferma il Cardinale di Lione, Monsignor Philippe Barbarin “Ricordo che a proposito del massacro di Srebrenica e della guerra nei Balcani, Papa Giovanni Paolo disse:- A volte il pacifismo ottiene l’effetto contrario, alimentando violenza e oppressione. L’uso della forza in Iraq ha un solo obiettivo: riportare la pace nel Paese”.
A Lione anche il Patriarca della Chiesa caldea di Baghdad, Mons. Luis Sako, impegnato da settimane in un viaggio nelle diverse capitali europee in cerca di sostegno per i cristiani iracheni e tra i candidati per il Premio Sakharov, concorda con il Cardinale di Lione.
“Le persone vogliono un cambiamento. Vogliono vedere fatti e non più parole. Contro i miliziani dell’Isil non bastano le parole, c‘è bisogno di una forza militare per batterli. I bombardamenti da soli non sono sufficienti, credo servano anche truppe di terra, che agiscano in cooperazione con l’esercito irachneo e curdo”.
Con l’avvio dei primi bombardamenti statunitensi ad agosto, in Iraq e nel Kurdistan iracheno è stata avviata anche una missione umanitaria a sostegno di oltre due milioni di profughi. Cristiani, ma anche yazidi, sciiti e appartenenti ad altre minoranze religiose perseguitate dall’Isil.