Alan Henning è il quarto ostaggio occidentale ucciso in Siria dagli jihadisti dell’autoproclamato Stato islamico. Questo cooperante britannico di 47 anni era entrato in Siria a dicembre per consegnare aiuti umanitari. Un particolare che rafforza lo sdegno per la sua esecuzione, filmata dagli jihadisti come nei tre casi precedenti.
Il premier britannico David Cameron ha affermato che “non c‘è limite alla barbarie di questa organizzazione. Nessun appello ha sortito il benché minimo risultato – ha detto – Il fatto che un uomo così gentile e compassionevole che cercava di aiutare gli altri sia stato ucciso con tanta brutalità dimostra la natura del gruppo con cui abbiamo a che fare. E la nostra sfida sarà fare tutto il possibile per sconfiggere questa organizzazione”.
Nel Regno Unito in tanti si erano mobilitati a favore di Henning, anche tra la comunità musulmana. Il suo assassinio, che l’Isil bolla come una ritorsione contro i raid britannici in Iraq, non sembra comunque spezzare la determinazione di Londra, determinata a proseguire l’offensiva aerea.
Si teme però per un altro ostaggio minacciato dagli jihadisti: si tratterebbe dell’americano Peter Edward Kassig.