Un infermiere dell’ospedale di Dallas dove era stato ricoverato l’uomo, deceduto dopo aver contratto Ebola, è risultato positivo ai test preliminari al virus.
Ulteriori analisi saranno ora affidate al Centro per la prevenzione e il controllo delle malattie di Atlanta. Se confermato, si tratterebbe del primo caso di contagio negli Stati Uniti.
L’infermiere era stato in contatto con Thomas Eric Duncan, rientrato dalla Liberia il 20 settembre e poi deceduto mercoledì, dopo essere stato sottoposto a un trattamento sperimentale alternativo allo Zmapp.
Proprio nelle ultime ore, l’ospedale era stato inoltre accusato dai familiari di Duncan, di avergli riservato un “trattamento di serie B”, in quanto cittadino nero e sprovvisto di assicurazione sanitaria.
Per frenare la diffusione di Ebola sul suolo statunitense, all’aeroporto JFK di New York sono intanto partiti i primi controlli sui passeggeri in arrivo dai paesi dell’Africa Occidentale, dove il virus ha già fatto oltre 4.000 vittime.
Le procedure prevedono misurazione della febbre, questionari da rempire e immediato isolamento per chi presenti sintomi sospetti.
Nonostante i possibili disagi, i passeggeri intercettati al JFK si dicono ben contenti di pagare con eventuali attese, la certezza di accurati controlli sanitari.
“Non vedo di cosa ci si dovrebbe lamentare – dice un uomo in arrivo -. E’ certo meglio fare tutto il possibile per aumentare la sicurezza ai nostri confini”.
Le procedure saranno nei prossimi giorni estese ad altri quattro altri grandi aeroporti, in modo da estendersi alla totalità degli arrivi da Guinea, Liberia e Sierra Leone.