Se non è un ritorno di fiamma della crisi della zona euro, poco ci manca. Il rallentamento economico che si allarga alla Germania, le pressioni perché Berlino faccia di più per la crescita e il braccio di ferro sull’austerity con Parigi e Roma. Per non parlare dell’attuale “tragedia greca”: i timori di elezioni anticipate si sommano ai dubbi sulla capacità di Atene di rifinanziarsi dopo la fine del programma di aiuti.
“Da una parte ci sono le paure per l’instabilità politica, dall’altra le preoccupazioni per il futuro dell’economia greca dopo la fine dell’attuale piano di salvataggio. Ma il governo – dice Tasos Anastasatos, segretario generale al ministero delle Finanze greco – pensa che tali timori non siano giustificati”.
“Gli analisti temono un ritorno dei ‘giorni caldi’ del 2010, con un vero e proprio contagio della crisi greca sull’intera Europa del Sud”, spiega la nostra corrispondente Symela Touchtidou. “L’Eurozona ancora non si è ripresa da quella crisi del debito, che ha portato ai programmi di austerità e a disoccupazione record”.
Il premio di rischio dei bond greci giovedì è arrivato a toccare quasi il 9%. Stessa sorte per i rendimenti negli altri Paesi dell’Europa meridionale: prima di tornare sui suoi passi il tasso del BTP decennale italiano è salito fino al 2,6% e lo spread ha superato i 200 punti base.
“Credo che, dopo l’esperienza degli anni passati, le autorità europee siano molto più attente e pronte ad agire in qualsiasi momento”, dice Takis Zamanis, operatore finanziario. “La Bce avrebbe dovuto mettere in campo nuove misure negli ultimi 2-3 mesi, non lo hanno ancora fatto ma credo che presto ci sarà un intervento e questo porterà dei risultati”, conclude.
Il direttivo della Banca centrale europea guidato da Mario Draghi, che finora ha deluso quanti chiedevano un acquisto diretto di titoli di Stato, ha annunciato giovedì un rilassamento dei requisiti sulle attività che le banche greche devono porre a garanzia dei prestiti dell’Eurotower.