Era la terza manifestazione a Budapest contro la tassa su internet. Stavolta più festosa, anche se con molta meno gente. Perché gli ungheresi sono riusciti almeno a bloccare il balzello che il governo voleva imporre sull’uso del web. 50 centesimi per giga. Ufficialmente una misura per colmare buchi di bilancio, ma considerata liberticida alla luce degli stipendi non altissimi in Ungheria.
Ovvia la soddisfazione degli organizzatori: “Domenica eravamo 10.000. Martedì eravamo dieci volte tanti a dimostrare. Non siamo scesi in strada solo per internet. Abbiamo costretto un esecutivo che non ascolta nessuno ad ascoltarci”, dice uno di loro.
Il premier Orban ha detto per radio che se ne riparlerà in gennaio. Probbilmente la politica non si aspettava che, nonostante tutto, la risposta dei manifestanti sarebbe stata così massiccia e la mobilitazione così imponente.
“Credo e spero che la gente non sia qui solo per la tassa internet. Molte persone sono stufe del regime vi Viktor Orban, questo è sicuro”, dice una donna.
“Orban non ha fatto nulla per farci cambiare idea e non farci scendere in strada a protestare oggi e nei giorni, settimane e mesi a venire, finché il suo governo non darà le dimissioni”, aggiunge un altro.
In genere anche in Ungheria vige il motto “piazze piene, urne vuote” e una protesta nata soprattutto sul web era stata presa sottogamba dal premier prima che quegli utenti di internet si manifestassero in strada. E stato allora anche la politica ha dovuto prendere atto che decine di migliaia di persone considerano internet un bene primario. E la tassa, almeno per ora, è stata ritirata.