L’ora di stabilire il successore di Traian Basescu è arrivata. Il premier socialdemocratico in carica, Victor Ponta, prova a diventare il più giovane presidente romeno di sempre, coi suoi 42 anni.
L’ostacolo è Klaus Iohannis, sindaco di Sibiu ed esponente della minoranza tedesca transilvana. Al primo turno il rivale lo ha staccato di 10 punti.
La gara non è chiusa. C‘è chi ritiene, comunque, che Ponta non porterebbe grande discontinuità rispetto al predecessore.
Come l’analista politico Costi Rogozanu, che definisce Ponta “un socialdemocratico che non nasconde di essere di destra. Ha anche proposto un primo ministro di destra, Tariceanu, il liberale che ha guidato il governo su nomina di Basescu”.
E sostiene che, “in mancanza di reali differenze tra i due candidati, la campagna è stata tutta incentrata sul pettegolezzo. Senza elementi politici per un vero duello, si sono visti attacchi alla persona. È stato pià uno show che un reale confronto”.
Allargando la visione su un piano europeo, Rogozanu vede nella situazione romena l’emblema di quanto accade in tutta la socialdemocrazia continentale, dalla Francia alla Germania.
In settimana Victor Ponta ha goduto anche dell’endorsment di Matteo Renzi, in visita in Romania.
Oltre all’ex premier, Ponta gode anche dell’appoggio del nazionalista Vadim Tudor.
Il candidato dei conservatori potrebbe recuperare terreno se più persone voteranno, al primo turno la partecipazione è stata del 53 per cento.
È rimasto complicato votare all’estero: nessun nuovo seggio, dopo le polemiche che hanno accompagnato le lunghe code del primo turno, nel quale in tanti non sono riusciti a votare.
Gli elettori mostrano idee chiare su cosa vogliono dal nuovo presidente.
“Ho votato per un percorso europeo della Romania” dice un uomo all’uscita di un seggio.
Occorre “un presidente che possa prendere delle decisioni, che sia forte, non debole. E che mantenga un equilibrio nel Paese, senza avere debiti con nessuno, senza essere influenzato dai partiti” sostiene un anziano.
Dai confronti tv tra primo turno e ballottaggio è risultato vincente il premier. Ma il responso che conta è quello delle urne.
“Se l’immagine pubblica dei protagonisti del ballottaggio appare nettamente diversa, così non è per i loro progetti politici. Non si intravede chiaramente il cammino che la Romania dovrà intraprendere per superare il suo stato attuale: quello di un Paese alla periferia dell’Unione Europea”.