Più di sedici ore d’assedio, poi la decisione di intervenire: era quasi l’alba a Sidney quando le forze speciali prendevano d’assalto il caffé-cioccolateria della Lindt.
Un uomo, poi identificato come Man Haron Monis, aveva preso in ostaggio diciassette persone, alla fine i morti saranno tre: due ostaggi e il sequestratore. Quattro i feriti.
L’uomo, si è poi saputo, era un cinquantenne iraniano, rifugiato in Australia sin dal 1996, convertitosi dall’Islam sciita a quello Sunnita e poi progressivamente radicalizzatosi. Ma a quanto pare scollegato dalle reti internazionali del terrorismo: un lupo solitario, secondo quanto ha confermato la polizia in una conferenza stampa tenuta poco dopo la fine del sequestro.
Non è chiaro perché si sia deciso l’intervento, dopo lunghe ore di trattative infruttuose. Il Commissario si è limitato a dire che ci sono persone che hanno il compito di prendere queste decisioni: “Ci sono gli esperti – ha detto -, e di sicuro non ci mettiamo in competizione con chi è incaricato di prendere certe decisioni. Hanno deciso così perché hanno ritenuto in quel momento che senza un intervento si sarebbero perse più vite umane”.
“Questo è stato un incidente isolato – ha poi aggiunto -: non lasciate che questo tipo di incidente vi tolga la fiducia per venire qui a lavorare o visitare la città”.
Il sequestratore aveva detto di aver piazzato alcune bombe, ma gli artificieri, una volta entrati, non ne hanno trovata traccia. Dei feriti, tre sono in condizioni definite “serie”.