Un anno fa l'embargo russo sugli alimenti occidentali. Chi ci ha rimesso di più?

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Un anno fa Mosca pubblicava la lista dei prodotti agroalimentari occidentali banditi. L’embargo è stato esteso fino ad agosto dell’anno prossimo e il Cremlino sta valutando di allargarlo a sette nuovi Paesi, tra cui l’Albania e l’Islanda.

Ma proviamo a vedere gli effetti di questa rappresaglia per le sanzioni legate alla crisi ucraina. Le prime vittime sono i consumatori russi. Il calo dell’import, insieme al crollo del rublo, ha fatto lievitare l’inflazione. A luglio superava il 15%, con un terzo dei russi che, nei sondaggi, dicono di stringere la cinghia al momento della spesa.

Altrettanto colpiti gli esportatori europei, dato che la Russia rappresentava il loro secondo maggiore mercato: Bruxelles evidenzia un crollo del 42% in otto mesi. All’Italia, dice Coldiretti, l’embargo è costato 240 milioni di euro. E ovunque i produttori lamentano una sovrabbondanza di offerta e il crollo dei prezzi.

È il caso, ad esempio, del latte: “L’embargo ha avuto un grosso impatto sulla filie

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