Hanno sortito degli effetti, non si sa quanto sperati, le parole del presidente Recep Tayip Erdogan che all’indomani degli attacchi dei membri del PKK, il partito curdo dei lavoratori, contro soldati e poliziotti turchi, aveva messo all’indice l’organizzazione definita terrorista, ma anche i traditori e fiancheggiatori della sua carica. Nell’imminenza delle elezioni politiche anticipate del prossimo primo novembre.
L’accusa è di un deputato del partito: “Solo stanotte ci sono stati 186 attacchi e le nostre sedi sono state distrutte. Si tratta di un piano predefinito e orchestrato da qualcuno in particolare. Il presidente e il suo staff sono dietro ognuno di questi attacchi.
In questi giorni decine di poliziotti e soldati sono stati uccisi. A Igdir nel sudest del paese, un autobus è saltato su di una bomba guidata da un comando a distanza. Per i 14 occupanti a bordo non c‘è stato nulla da fare.