Quattro neonati, sei bambini, cinque bambine. E altri 19 adulti che erano con loro. Sono morti, nel naufragio di un barcone di legno, come sempre sovraccarico, su cui viaggiava un gruppo di migranti che tentava di raggiungere le coste greche. Erano in 112. Molti tratti in salvo dalla guardia costiera al largo dell’isola di Farmakonissi, altri sono riusciti a raggiungere la costa a nuoto.
Un altro gommone si è rovesciato al largo dell’isola di Lesbo. Manca all’appello un uomo. Non ci sono morti. Ma lo choc sulle facce di chi ha toccato terra parla da solo. Sono siriani e afgani. Arrivati sulle coste di un’Europa che non può far altro che aprire e chiudere le frontiere a singhiozzo. E che può solo constatare che il flusso di chi scappa dalla guerra, sembra non finire mai.