“Fuori Kim Jong-Un”: con questo slogan decine di manifestanti si sono ritrovati a Seul, all’indomani del nuovo test nucleare della Corea del Nord, il quinto e il più forte fino ad ora. La folla ha dato fuoco all’effige del leader nord coreano, in risposta alla sua ultima provocazione.
Per il governo della Corea del Sud, il test nucleare rappresenta “una sfida grave e imperdonabile”. Le autorità si sono dette pronte a impedire qualsiasi azione che minacci la sicurezza dei cittadini.
“Noi dobbiamo, insieme alla Comunità Internazionale, stringere il cerchio intorno alla Corea del Nord.
Inasprire sanzioni e restrizioni ed esercitare più pressione nei confronti di Pyongyang, su questi punti c‘è un’intesa con gli Stati Uniti”, ha spiegato il ministro degli Esteri della Corea del Sud Yun Byung-se.
Non solo Washington ma anche Tokyo chiede un inasprimento delle sanzioni. Dello stesso avviso è l’Onu che ha condannato l’ennesima grave violazione di Pyongyang degli obblighi internazionali delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza.
“I membri del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite hanno già espresso la loro determinazione ad adottare misure significative nel caso di un ulteriore test nucleare della Corea del Nord. I membri del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite cominceranno immediatamente a lavorare su adeguate misure”, ha detto Gerard van Bohemen, ambasciatore all’Onu per la Nuova Zelanda, attuale presidente del del Consiglio Onu.
Pyongyang ha fatto esplodere l’ordigno più potente nella storia del progetto nucleare nordcoreano causando un sisma artificiale di magnitudo 5.3 nel nordest del Paese. Secondo Seul l’esplosione è stata quasi forte come quella della bomba atomica su Hiroshima.