In Turchia continuano le ondate di arresti di presunti oppositori.
Almeno 87 nuovi mandati di cattura sono stati emessi contro dipendenti del sistema giudiziario, accusati di legami con la rete di Fethullah Gulen, che il governo considera il mandante del fallito golpe.
La polizia ha perquisito tre tribunali, tra cui quello di Istanbul, e tre penitenziari, setacciando locali e computer di 75 dipendenti oggetto di mandati d’arresto.
I nuovi provvedimenti si aggiungono alle migliaia di fermi e di licenziamenti decisi negli ultimi due mesi e mezzo ai danni di insegnanti, giornalisti, avvocati, giudici, poliziotti e militari.
Più di 30.000 sono le persone finite in carcere e circa 70.000 quelle indagate, secondo il bilancio fornito recentemente dal ministro della Giustizia turco Bekir Bozdag, mentre lo stato d’emergenza, dichiarato dopo il mancato golpe, sarà prolungato oltre i primi tre mesi.
Le purghe in atto mirano a smantellare la rete di interessi economici e politici facenti capo a Fethullah Gulen, di cui Ankara ha richiesto agli Stati Uniti l’estradizione.