Berlino faccia a faccia con la minaccia jihadista

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Lo scenario di Berlino è praticamente identico a quello dell’attentato di Nizza in Francia, quando la sera del 14 luglio 2016, nel pieno della festa nazionale, 86 persone morirono investite da un camion sulla promenade des Anglais. I feriti furono 400, a rivendicare l’attacco l’autoproclamato stato islamico. Anche in quel caso alla guida del camion assassino c’era un giovane: 31 anni, origini tunisine.

Fino ad ora la Germania è riuscita a proteggersi da attacchi massivi ma non sono mancati atti commessi da lupi solitari, schegge impazzite. Come quando il 18 luglio un richiedente asilo afgano di 17 anni ha infierito contro quattro passeggeri su un treno in Baviera, ferendoli con un’ascia.

Pochi giorni dopo, il 24 luglio, un kamikaze siriano di 27 anni con l’ordigno nel suo zaino, si è fatto esplodere tra un ristorante e un’area concerti ad Ansbach, sempre in Baviera, ferendo 12 persone. La sua domanda d’asilo era stata respinta, ma gli era stato concesso di restare temporaneamente in Germania. L’attentatore suicida era stato un paziente psichiatrico perché già due volte aveva provato a togliersi la vita

C’era invece un aeroporto di Berlino nelle mire di un 22enne siriano arrestato dalla polizia tedesca il 10 ottobre dopo ricerche forsennate. Nel suo appartamento a Chemnitz la polizia ha trovato materiale esplosivo simile a quello usato per gli attentati di Parigi e Bruxelles. Il giovane si è poi suicidato impiccandosi nella sua cella nel carcere a Lipsia
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Ma è di pochi giorni fa, del 16 dicembre, l’annuncio piu’ sconvolgente quando la polizia tedesca ha fatto sapere di aver fermato un bambino di appena 12 anni. Il ragazzo tedesco, di origini irachene, per due volte aveva provato ad attivare ordigni per colpire il municipio e un mercatino di Natale nella sua città Natale, Ludwigshafen, vicino Francoforte.

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