Al via alla Camera dei Comuni il dibattito sul progetto di legge che autorizzerebbe Londra ad avviare le procedure per lasciare l’Europa. Il semaforo verde che Downing Street attende da Westminster è su un testo, di due righe appena, che conferisce al primo ministro il potere di notificare l’intenzione del Regno Unito di lasciare l’Unione Europea, come previsto dal celebre articolo 50 del Trattato di Lisbona.
The Second Reading debate for the European Union (Notification of Withdrawal) Bill is starting now. Watch https://t.co/vcwJM228PN #Article50 pic.twitter.com/bkyqDfpPFw— House of Commons (@HouseofCommons) 31 gennaio 2017
_Il progetto di legge è intitolato semplicemente “Progetto di legge sull’Unione Europea (notifica di ritiro)”: in un questa grafica la sintesi della stessa Camera dei Comuni: _
“Non si tratta di decidere se lasciare la UE. Il punto di ritorno è già stato raggiunto
Il Ministro britannico per l’Uscita dall’Unione Europea, David Davis ha chiarito nel suo intervento che l’oggetto del dibattito alla Camera dei Comuni “non è decidere se il Regno Unito debba lasciare o no l’Europa e come debba farlo”. “Si è raggiunto un punto di non ritorno – ha detto -. Una decisione in proposito è già stata presa. Si tratta solo di renderla esecutiva”.
Limitate le speranze degli oppositori. Cinque gli emendamenti presentati che, alla luce del sostegno conservatore al progetto di legge e dell’impegno laburista a non ostacolarlo, non dovrebbero tuttavia impedirne l’approvazione.
Possibile fronda tra i Labour, ma l’approvazione è quasi scontata
Più numeroso oppositore è il Partito Nazionale Scozzese, che conta appena 54 deputati su 650. Al voto della Camera dei Comuni, i 329 Conservatori dovrebbero presentarsi compatti, mentre nonostante l’appello all’unità di Corbyn, non è esclusa una fronda tra i banchi del Labour. Dopo il voto alla Camera dei Comuni, previsto per l’8 febbraio, è atteso il passaggio alla Camera dei Lord, che il quotidiano The Times già ipotizza per il 7 marzo. Se la tempistica fosse rispettata, ciò permetterebbe il formale avvio dei negoziati per l’uscita dalla UE, già in occasione del Consiglio Europeo in programma a Bruxelles due giorni dopo.