Romania: il governo ritira il decreto "salva corrotti" (ma forse non basterà)

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Il governo romeno cede alla piazza e ritira il controverso decreto “salva-corrotti”. Anticipata sabato dal Primo ministro socialdemocratico Sorin Grindeanu, la mossa è stata ufficializzata domenica in seguito a una riunione straordinaria dell’esecutivo, dopo un’ennesima notte di mobilitazione e proteste, che ha portato a manifestare oltre 170.000 persone soltanto a Bucarest.

L’annuncio del ritiro del decreto sul sito del governo romeno

“Non voglio dividere la Romania – aveva detto alla vigilia il primo ministro Grindeanu -. Credo che il Paese e i nostri elettori siano in questo momento spaccati in due e forse in più pezzi”. Nell’annunciare la volontà di procedere al ritiro del decreto, Grindeanu aveva incaricato il Ministro della giustizia di elaborarne una nuova bozza da sottomettere all’esame del Parlamento.

After 5 days of protest, #Romania#s government has repealed a controversial corruption decree #RomanianProtests https://t.co/wFSxZX6nym pic.twitter.com/5EoTuxfhAC— dwnews (@dwnews) February 5, 2017

In un articolo dei nostri colleghi di Deutsche Welle, la testimonianza di alcuni manifestanti: “Adesso vogliamo che il governo lasci”

Il ritiro (forse) non basta. Il nemico è ora la corruzione nella politica

Il ritiro del decreto non ha scoraggiato ulteriori, seppur sparute manifestazioni, secondo alcuni ormai dirette contro la generalizzata piaga della corruzione nella politica. “La gente continuerà a premere perché il governo si dimetta – dice l’analista politico, Mircean Marian -. Non si accontenterà del ritiro di questo decreto. È infatti ormai chiaro che questo governo è corrotto e che andrà avanti con le sue politiche. Con ogni probabilità tenterà comunque di salvare dal carcere tutti i politici corrotti”.

In piazza anche i sostenitori del governo: “La maggioranza siamo noi”>/h3>

Manifestazioni di segno opposto hanno indotto domenica qualche centinaio di persone a sostenere il governo e a criticare l’appoggio alla piazza del Capo di Stato Klaus Iohannis, davanti al palazzo presidenziale. I partecipanti, che hanno esibito cartelli diretti contro il primo ministro Grindeanu, sostengono di incarnare la maggioranza romena e che quest’ultima sia stata tradita, cedendo alle pressioni delle recenti manifestazioni.

Il “caso Dragnea” e il contenuto del decreto

Della depenalizzazione dell’abuso d’ufficio e di altri reati di corruzione previsti dal decreto avrebbero tra l’altro potuto beneficiare diversi uomini politici romeni. In particolare, depenalizzando l’abuso d’ufficio per casi inerenti somme inferiori ai 44.000 euro, il decreto avrebbe anche posto fine al processo in corso ai danni del socialdemocratico Liviu Dragnea, stretto collaboratore del premier Grindeanu, da molti considerato la vera eminenza grigia del governo. Dragnea, che si dichiara innocente, è accusato di abuso d’ufficio, perché sospettato di aver utilizzato 24.000 euro di denaro pubblico per stipendiare due persone alle dipendenze del suo partito.

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