Erano mesi che il sindaco David Smolanski era nel mirino delle autorità. Esautorato dalle sue funzioni e condannato a quindici mesi di prigione per aver favorito, questa l’accusa, le proteste violente. Figura mediatica di una certa notorietà, ai nostri microfoni aveva chiesto aiuto alla comunità internazionale.
“Per noi venezuelani è importante che il mondo prenda coscienza del sistema autoritario che abbiamo in Venezuela e che detiene centinaia di prigionieri politici.
Un sistema che strangola i mezzi di comunicazione. Un sistema autoitario che permette che vengano aggrediti giornalisti e soprattutto un sistema autoritario che tiene milioni di venezuelani a soffrire una crisi umanitaria paragonabile solo a quella di un paese in guerra perché non si trovano medicine o generi alimentari”.
A Smolanski è stato vietato di lasciare il Paese.