Mentre apre i battenti il dibattito all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, iniziano anche le proteste, fuori dal palazzo di vetro di New York. Due distinti gruppi manifestano, perché il loro messaggio arrivi ai leader mondiali.
C‘è chi protesta per una democrazia che non esiste nei Paesi africani, come Elvine Belinda Andjembe:’‘Siamo qui per protestare perché molti dei nostri Paesi, come Gabon, Togo, Congo, Ciad e Repubblica Democratica del Congo sono comandati da dittatori. Ne abbiamo abbastanza che l’ONU non ci rispetti, invitando queste persone a parlare su problemi che loro stessi provocano nei propri Paesi’‘.
Un altro gruppo di persone, decine di immigrati egiziani negli Stati Uniti – in buona parte cristiani copti – , fa sentire la propria voce, a sostegno del Presidente Abd al-Fattah al-Sisi. ‘‘Sono qui per sostenere il Presidente al-Sisi e l’Egitto e per protestare contro il Qatar, un Paese che appoggia il terrorismo attraverso i soldi’‘, dichiara Tarek Salemen. ‘‘Il terrorismo, senza soldi, non esisterebbe più’‘.
A protest of the egyptian community in new York against the terrorism of Qatar#تنظيم_الحمدين #UNGA pic.twitter.com/xK2sKOhXph— ⚖مروى آل جلال (@mourii_77) 19 settembre 2017
Prosegue intanto senza intoppi, tra le mura del grattacielo della Midtown Manhattan, la 72esima Assemblea Generale, come ci spiega la nostra corrispondente a New York, Michela Monte: ‘‘Delle proteste fuori dai cancelli dell’ONU, qui se ne sente appena l’eco. L’agenda va avanti. Questo mercoledi parla anche il Presidente del Consiglio Europeo, Donald Tusk. E si tiene uno degli incontri più attesi relativamente al ‘Global Compact’: un meccanismo di regolamentazione dell’immigrazione a livello globale, promosso dalle Nazioni Unite”.