Almeno 17 persone, secondo le stime fornite da Amnesty International, sono morte nel corso delle manifestazioni nelle regioni anglofone del Camerun, dove la popolazione è scesa in piazza per chiedere l’indipendenza dal resto del Paese.
A Kumbo, le forze dell’ordine hanno sparato contro la folla, provocando la morte di svariati dimostranti.
La popolazione anglofona vive in uno stato di emarginazione e da tempo invoca la secessione.
Nell’ultimo anno, la situazione è degenerata: nel mirino dei manifestanti c’è soprattutto Paul Biya, alla guida del Paese da 35 anni.
Attraverso i social, il Presidente ha condannato l’accaduto: “In Camerun non è proibito manifestare e far sentire la propria voce, ma nessun grande obiettivo può essere raggiunto ricorrendo alla violenza di strada e sfidando le autorità”, ha scritto.
Il Camerun, ex colonia tedesca, dopo la prima guerra mondiale fu diviso tra Francia e Inghilterra: nel1960, la parte transalpina ottenne l’indipendenza dalla Francia, e l’anno dopo la parte britannica si unì con l’altra per formare una Repubblica federale.
I strongly condemn all acts of violence, regardless of their sources and their perpetrators […]: https://t.co/hw08zgxeDQ #PaulBiya #Cameroon pic.twitter.com/0n6ZfZKFgk— President Paul Biya (@PR_Paul_Biya) 1 octobre 2017