La fuga dei Rohingya dal Myanmar non è finita: continuerà facendo altri esuli, altre vittime. Le Nazioni Unite temono un altro esodo. La denuncia è arrivata dal sottosegretario ONU per gli affari umanitari e le emergenze che ha anche denunciato le restrizioni imposte ai cooperanti nell’accesso allo stato Rakhine. Sotto-segretario generale ONU agli affari umanitari, Mark Lowcock : “L’accesso che abbiamo ora alla regione Rakhine, specialmente al Nord, è inaccettabile. Noi chiediamo alle autorità del Myanmar di mettere in condizione i cooperanti, non solo quelli delle Nazioni Unite, di lavorare”.
La minoranza musulmana dei Rohingya vive perseguitata nello stato birmano del Rakhine, da dove fugge; 2000 Rohingya ogni giorno varcano il confine con il Bangladesh, l’ONU sospetta che ai loro danni venga perpetrata una vera e propria pulizia etnica. Il dito è puntato contro le autorità del Myanmar, Stato a maggioranza buddista: “I soldati hanno attaccato mia madre. L’hanno torturata e le hanno rotto un braccio con un fucile. Mio fratello e sua moglie sono stati uccisi”, racconta un ragazzo dal campo profughi di Ketupalong in Bangladesh. Una donna racconta che le hanno bruciato la casa, le hanno sparato addosso e hanno ucciso altra gente. Dice che il massacro è ancora in atto.
Da agosto, con la recrudescenza delle persecuzioni perpetrate da anni ai danni della minoranza musulmana in Myanmar, Paese a maggioranza buddista, sono mezzo milione i Rohingya fuggiti in Bangladesh e si suppone che altre migliaia possano passare il confine.