Con Sochi inizia un’altra doppia trasferta.
Il Gran Premio di Russia arriva quest’anno alla quinta edizione: ma la marcia di avvicinamento è stata molto più lunga. Più di cento anni fa, nel 1913 – cioè ancora prima dell’avvento dell’URSS – si corse la prima gara. Agli inizi degli anni Duemila risalgono i test di Sergej Zlobin e il progetto, mai decollato, per realizzare un circuito sull’isola di Nagatino (che non è un’isola, ma un quartiere.
Altre idee, sempre nell’area moscovita, non ebbero seguito. Fino al momento in cui si decise di spostare tutto 1600 Km più a sud, sulle rive del Mar Nero. Il resto è cronaca.
La pista di Sochi – che in realtà si trova più vicino ad Adler – si snoda fra gli edifici delle Olimpiadi invernali. E’ caratterizzata da un asfalto particolarmente liscio, che ben si sposa con le mescole tenere (Soft, Ultrasoft e Hypersoft, al debutto qui) selezionate per il week end. Le temperature dovrebbero mantenersi su livelli tardo estivi. Il tracciato combina una sezione molto veloce con un settore di curve ad angolo retto. La distanza fra la linea di partenza e la prima curva è di poco più di 400 metri, ma in realtà la prima staccata arriva molto dopo, così che i piloti al via possono sfruttare la scia di chi li precede. La curva 3-4, un lungo semicerchio a sinistra, in realtà viene percorsa praticamente in pieno. I consumi sono elevati e l’aderenza meccanica non eccessiva, anche per la necessità di bilanciare il carico alare per i tratti veloci.
Con la Russia si apre un altro back-to back, ovvero due gare in due settimane. Per la Scuderia Ferrari, lunedì dopo la gara sarà già tempo di trasferire uomini e materiali in Giappone per la classica di Suzuka.