https://www.pupia.tv - La Guardia di Finanza di Torino ha sventato un tentativo di colossale truffa nei confronti di un noto istituto di credito nazionale, finalizzato all’ottenimento di un ingente ingiusto profitto attraverso l’utilizzo di mezzi di pagamento internazionali falsi.
Le investigazioni, avviate dai Baschi Verdi del Gruppo Pronto Impiego Torino, coordinati dalla Procura della Repubblica, hanno permesso di scoprire il complesso e sofisticato disegno criminoso ideato da due cittadini, l’uno di origine spagnola, l’altro venezuelana, volto a consentire la negoziazione di quattro cambiali estere false, denominate International “Bill of Exchange”, del valore ciascuna di 10 miliardi di dollari americani, poste a garanzia di un finanziamento milionario, asseritamente richiesto per sovvenzionare la costruzione di impianti destinati allo sfruttamento di energie rinnovabili.
Le indagini hanno preso le mosse da Pinerolo dove i due soggetti hanno tentato di negoziare uno dei titoli di credito falsificati presso la sede del private di una banca, millantando in occasione degli incontri preliminari un accreditamento presso la Corte Internazionale di Giustizia. Le Fiamme Gialle hanno avviato mirati accertamenti e riscontri sulla base dei quali l’autorità giudiziaria ha emesso un decreto di perquisizione, la cui esecuzione ha consentito di pervenire al sequestro di 4 cambiali false, per un importo pari a 40 miliardi di dollari Usa, nonché di telefoni e pc in possesso dei responsabili, al cui interno sono stati individuati numerosissimi contatti su messaggistica istantanea, in fase di approfondimento.
Per conferire ai titoli una parvenza di credibilità, i truffatori, da un lato, avevano illecitamente indicato sugli stessi, quale traente, la “International Court of Justice” e apposto il relativo sigillo, e dall’altro avevano realizzato un sito internet “gemello” - artatamente collegato al “reale” indirizzo web dell’organismo internazionale - cui l’operatore bancario avrebbe potuto, ingannevolmente, collegarsi per riscontrarne l’attendibilità. Snodo nevralgico della gigantesca tentata truffa era la Turchia, paese dal quale i due soggetti, di fatto, provenivano e dove si sono procurati anche foto e documenti di identità falsi che avrebbero utilizzato per rendere difficoltoso il loro riconoscimento.
Alla luce degli elementi acquisiti nel corso degli approfondimenti, il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Torino, su richiesta del magistrato inquirente, ha emesso un provvedimento di fermo per indiziato di delitto e, successivamente, di misura cautelare in carcere, in virtù del quale i due soggetti sono tuttora detenuti per i reati di truffa tentata, ricettazione e fabbricazione di documenti di riconoscimento falsi. (31.05.21)