Caffè, frutta e cornetti gratis in ufficio, partite a calcio balilla per svagarsi e poi ritrovare la concentrazione, la birra insieme il venerdì sera. E poi uffici colorati, foto appese alle pareti, smart working, eventi dedicati alla socializzazione, la consapevolezza che divertendosi si lavora meglio. È il modo di ridisegnare il mondo del lavoro dei manager della felicità: nuove figure che hanno l'obiettivo di favorire il benessere dei lavoratori, e di conseguenza i risultati professionali, trasformando le aziende in "organizzazioni positive". Come Valeria Di Silvestro, 34 anni, appena nominata manager della felicità, in inglese Chief Happiness Officer, nell'azienda torinese Across, che si occupa di marketing, con 100 dipendenti e 30 anni di età media. Una figura, la sua, che potrebbe rivoluzionare la qualità della vita nelle aziende. "Per ora siamo solo 250 in Italia - racconta - Nel mondo è una figura più diffusa, soprattutto nelle multinazionali, mentre è interessante vederla crescere nelle piccole e medie imprese. Lo scopo è andare oltre il welfare tradizionale, ascoltando le necessità dei lavoratori, ricercando appunto la loro felicità: tutto questo ha ovviamente un costo, ma ampiamente ripagato dai risultati che ottiene. È Un'esigenza ancora più forte dopo la pandemia, che ci ha spinto e ripensare alle nostre priorità e a dare un senso alle tante ore passate al lavoro". La qualifica di manager della felicità si ottiene con un corso online, che ogni figura professionale, interna o esterna alle aziende, può frequentare. "Ma perché si diffonda abbiamo bisogno di amministratori delegati illuminati, che comprendano l'importanza e l'efficacia della felicità dei dipendenti". .di Giulia De Stefanis