Milano, 4 ott. (askanews) - Tumore e terapie oncologiche impattano molto pesantemente sulla sfera sessuale dei pazienti, compromettendo la qualità della vita soprattutto delle donne: dopo una neoplasia, oltre 6 su 10 vanno incontro a qualche forma di "disfunzione sessuale". Sono gli effetti collaterali "non visibili" dei principali trattamenti oncologici."L'insufficienza ovarica prematura, e di conseguenza una menopausa precoce e quella che noi chiamiamo una menopausa iatrogena, e ancora osteoporosi o perdita della massa muscolare - racconta ad askanews Amelia Barcellini, radioterapista oncologo del Cnao e Università di Pavia -. E infine quella che viene chiamata sindrome urogenitale: ovvero disfunzioni a carico del tessuto genitale, in particolare della vagina, dell'uretra e della vescica, con conseguenti effetti importanti sulla vita di relazione della paziente".Così, il Centro Nazionale di Adroterapia Oncologica (Cnao), Fondazione Policlinico San Matteo e gli Istituti Clinici Scientifici Maugeri hanno organizzato - a pochi giorni dalla Giornata Mondiale dei Tumori Ginecologici - l'incontro "Cancro e Benessere Sessuale", che ha visto riuniti a Pavia i massimi esperti del settore. La parola d'ordine è rompere il muro del silenzio:"C'è un forte tabù nel rapporto medico-paziente: spesso le nostre pazienti non ne parlano ma noi non le aiutiamo a parlare - aggiunge l'oncologo del Cnao -. Quindi questo congresso serve un pochettino a fare luce su questo tipo di problematica, per cercare di capire i motivi per cui ci sono una serie di tossicità legate ai trattamenti oncologici, chirurgici e radianti e medici e quali sono le possibilità di cura per quanto riguarda gli effetti collaterali dati dai trattamenti stessi"."Il benessere psicosessuale è fondamentale, per tutti i nostri pazienti - sottolinea Rossella Nappi, professor all'Università di Pavia e Direttore di Ostreticia e Ginegologia del Policlinico San Matteo di Pavia -. E' molto importante il dialogo sulla sessualità perchè dà valore al corpo e alla mente di quella donna al di là dell'aspetto puramente legato al cancro, che è una patologia che ha un significato così negativo involutivo, di frattura, mentre invece parlare di sessualità è parlare della vita".Spazio, anche, alle problematiche specifiche della comunità arcobaleno, a partire dall'importanza della prevenzione: "Solo il 20% delle persone nate con un genere femminile che poi affrontano a un percorso di transizione partecipa ai programmi di screening - ci spiega Laura Locati, Professore all'Università di Pavia e Direttrice di Oncologia Medica agli Istituti Clinici Scientifici Maugeri -. Quindi anche qui c'è molta ignoranza, permettetemi questa parola, da parte nostra, da parte di medici e operatori sanitari perchè non siamo informati, non sappiamo quelli che sono effettivamente i processi medici a cui queste persone vanno incontro. Quindi abbiamo bisogno noi di migliorare tutta la nostra parte scientifica e informativa rispetto a loro, e loro devono essere assolutamente inclusi nei nostri processi".Fondamentale è intervenire con un approccio multidisciplinare, mettendo in rete tra loro eccellenze sanitarie, istituzioni, professionisti e associazioni dei pazienti:"Nel nostro caso la rete significa offrire differenti professionalità che non sempre possono stare tutte concentrate in una stessa istituzione - puntualizza ancora Rossella Nappi -. Quindi averne tre, insieme, mano nella mano, a Pavia, se permettete, è un grande vantaggio e anche un privilegio".