Milano, 16 ott. (askanews) - L'influenza è tra le prime 10 principali cause di morte in Italia: ogni anno circa 8 mila decessi sono direttamente correlati all'infezione influenzale e il 90% di questi riguarda persone di età superiore a 65 anni. Fondamentale, dunque, raggiungere coperture vaccinali elevate nei gruppi di popolazione più a rischio: almeno il 75%, è l'indicazione fornita dall'Organizzazione Mondiale della Sanità. Ma per massimi esperti del settore riuniti a Cernobbio, sulle rive del lago di Como, per la conferenza straordinaria della Società Italiana di Igiene, non ci sono dubbi: i vaccini antinfluenzali non sono tutti uguali. Quelli più indicati gli over 65 e per chi è a rischio complicazioni sono i cosiddetti "vaccini potenziati", cioè il vaccino adiuvato o il vaccino ad alto dosaggio."Perchè? Perchè ottimizzano la risposta - spiega ad askanews Giovanni Gabutti, coordinatore del gruppo di lavoro "Vaccini e politiche vaccinali" della SItI -. In altre parole permettono a questi soggetti che hanno più difficoltà ad avere una risposta efficace e efficiente nei confronti dell'influenza di avere la risposta migliore possibile. Effettivamente ci sono una serie di risultanze che dimostrano chiaramente l'impatto positivo, per chi è vaccinato, nei confronti di alcuni acta. Ad asempio le ospedalizzazioni, le forme severe, e soprattutto una performance migliore rispetto al vaccino cosiddetto standard, quello che ricevono le persone più giovani".Non a caso, è lo stesso Ministero della Salute a raccomandare in una circolare l'uso dei vaccini potenziati adiuvato e ad alta dose nella popolazione over 65: "E' ovviamente in linea con quelli che sono i dettami seguiti scientificamente da varie nazioni che supportano la necessità di implementare le coperture - prosegue Gabutti -. I vaccini potenziati sono utilizzati negli Stati Uniti in Australia, Regno Unito, ovviamente l'Italia, è anche la Germania".La parola d'ordine che arriva da Cernobbio è garantire ad ogni cittadino l'accesso al vaccino più appropriato per lui, e farlo in modo equo. "Se è vero che questi vaccini potenziati sono appropriati per le persone più avanti con l'età, perchè il loro sistema immunitario funziona meno - osserva Giancarlo Icardi, professore Ordinario di Igiene all'Università di Genova -, è altrettanto vero che dobbiamo avere una sostenibilità, cioè un'equità".Il problema è che in Italia la sanità e di competenza regionale. E le Regioni, spesso, viaggiano in ordine sparso: "Non è semplice, diciamo così, coniugare quello che è l'indirizzo del ministero con quello che sono le attività delle regioni - chiarisce Icardi -. A livello nazionale le gare per l'approvvigionamento dei vaccini, in particolare per questi anti influenzali, avvengono per l'appunto in 19 regioni e in 2 province autonome. Per cui in alcune situazioni ci sono, diciamo così, approvvigionamenti che non vanno proprio a braccetto con l'indirizzo del Ministero".La sfida, per consolidare il concetto di Health Equity assicurando a ciascuno un accesso equo al vaccino più appropriato per lui, è perciò raggiungere uno standard più omogeno in tutte le regioni italiane. "Devo dire - evidenzia ancora Icardi - che esiste un gruppo di lavoro definito ad hoc proprio dal punto di vista tecnico per enfatizzare queste tematiche di cui abbiamo parlato e per fare capire ai decisori proprio l'importanza di andare in questo senso, cioè nel garantire l'accesso ai vaccini più appropriati, vaccini io direi quasi tagliati su misura, alla popolazione over 65".